Calvin and Hobbes - Bill Watterson, il narratore dell'infanzia

17.06.2018

Raccontare il mondo visto dai bambini attraverso un'opera (canzoni, libri, film, fumetti) che sia accessibile e apprezzabile a tutte le età non è cosa semplice. Nell'ambito fumettistico ci hanno provato in tanti e molti hanno fallito; fra i più noti che sono riusciti nel tentativo abbiamo fumettisti di altissimo livello, su tutti Charles M. Schulz e i suoi Peanuts. Uno dei più apprezzati ma allo stesso tempo uno dei meno conosciuti fra chi è totalmente digiuno di fumetti (per motivi che spiegheremo in seguito) è invece Calvin and Hobbes, uno dei fumetti più belli di sempre e creato dal geniale Bill Watterson, uno dei cartoonist più bravi e allo stesso tempo uno dei più misteriosi.

Ma di cosa parla Calvin and Hobbes? Per i profani che non ne sono a conoscenza, il protagonista è Calvin, un bambino di sei anni, che possiede una tigre di pezza, Hobbes, che nella sua immaginazione prende vita e diventa il compagno di mille scorribande. Oltre ai due personaggi principali, abbiamo poi una grande varietà di characters e ambienti: la casa e il giardino di casa con i genitori, la scuola con la maestra, la signora Vermoni e il bullo Sancio, il quartiere con la piccola Susie Derkins, nemesi di Calvin (così avverso alle ragazze da creare il P.A.R.V., Proibito Alle Ragazze Viscide) e l'immaginazione di Calvin stesso, spesso incentrata sulle avventure del suo alter-ego spaziale l'astronauta Spiff, il supereroe Stupendoman e invenzioni realizzate con scatole di cartone. E poi dinosauri, disastri epocali e altro ancora, tutto nella testa del protagonista.

Sono molti i fattori a cui si deve il successo della striscia. Su tutti il modo perfetto con cui Watterson riesce a raccontare l'infanzia, rendendo tutto molto realistico; le immaginazioni di Calvin sono corrispondenti al classico "facciamo che..." a cui tutti abbiamo giocato da piccoli; è credibile anche la diffidenza provata da Calvin nei confronti di sei anni, così come lo è il suo rapporto con i genitori; allo stesso tempo, è un particolare quello che rende la striscia così piacevole per grandi e piccoli. Ce lo spiega bene la giornalista del Los Angeles Times Libby Hill:

"Calvin non aveva problemi a mettere a fuoco il mondo intorno a sé: aveva problemi a riconciliarsi con il fatto che il mondo intorno a sé fosse una così grande delusione. Il motivo per cui le strisce piacevano sia ai giovani che agli adulti è perché Calvin si sentiva deluso al livello di uno studente universitario. Non è raro per i bambini provare sensazioni del genere, soprattutto per quelli più sensibili rispetto all'ambiente circostante, e per molti era un sollievo sapere che non era così insolito vedere il mondo senza lo splendore di facciata che ci offrono continuamente. Calvin rendeva ammissibile essere scoraggiati e delusi dalla vita, e normalizzava la solitudine intrinseca che l'infanzia può arrecare. Era lì per noi mentre noi crescevamo, e mentre noi imparavamo che le cose possono andare sia molto meglio che molto peggio negli anni della pubertà e in quelli seguenti, Calvin era ancora lì impantanato al primo livello, infuriato contro il sistema."

A tutto ciò era ovviamente da aggiungere la geniale comicità che Watterson inseriva nelle strisce, ingrediente fondamentale per il successo del fumetto e il disegno stilizzato e semplice, dalla qualità molto alta e adattissimo per illustrare le strisce, ma anche realistico nel caso in cui si stiano raffigurando le fantasie di Calvin.

Il ruolo di Hobbes all'interno del fumetto non è di facile identificazione; è infatti sia complice nella marachelle dell'amico umano, sia coscienza in alcuni casi che provocatore; è carnefice del bambino (soprattutto quando quest'ultimo torna a casa dopo la scuola) ma anche amico fidato, nonché socio fondatore del P.A.R.V.. Non penso sia esagerato affermare che Calvin e Hobbes possano essere considerati un'evoluzione del mondo infantile che troviamo nel Winnie Puh di A.A. Milne. Le vicinanze sono molteplici, a partire dal ruolo dell'animale di pezza nei confronti del'amico-padroncino (Cristopher Robin per l'orsetto, Calvin per la tigre). Tuttavia non si può fare a meno di notare delle divergenze fra i due mondi; se nel romanzo di Milne e nel Classico Disney del 1966 era Cristopher ad entrare nel mondo di Winnie, nel fumetto di Watterson è invece il pupazzo che vive nel mondo di Calvin, quello vero; inoltre, il rapporto fra i protagonisti della strip è diverso da quello fra il ragazzino e il pupazzo; se nel caso di Cristopher Robin si può quasi dire che i vari Winnie, Maialetto, Isaia e tutti gli altri pupazzi vengano sì visti come compagni di gioco ma anche tenuti sotto la propria ala protettrice, il rapporto fra Calvin e la sua tigre è da pari; si potrebbe paragonare quello fra Cristopher e i suoi animali di pezza come quello che c'è fra padrone e animali di compagnia, mentre Hobbes è per Calvin un vero e proprio amico immaginario.

Nonostante Calvin and Hobbes era, e rimane, una delle strisce più apprezzate di sempre, non è una delle più conosciute dal grande pubblico. Il motivo è da ricercarsi dallo stesso Bill Watterson, che si è sempre rifiutato di gettare il suo lavoro in pasto al merchandising e ai facili profitti, impedendo che potesse diventare qualcosa di diverso di un fumetto. A tal proposito, lo stesso Watterson tenne un discorso in occasione della consegna dei diplomi al Kenyon College, che lui aveva frequentato fra gli anni '70 e '80. Una scelta, la sua, molto importante e per niente scontata, e con la quale è rimasto coerente fino ad oggi.

Calvin and Hobbes è stata una delle strips più importanti del Ventesimo secolo, in grado di essere comica ma anche molto profonda senza dover per forza sdoganare dei sentimentalismi a volte anche stereotipati. E non possiamo non essere grati per tutto questo a Bill Watterson, il geniale fumettista che ci ha raccontato le semplici avventure di un bambino e della sua tigre di pezza.


Alberto Brenna

Alberto Brenna- Quelli che amano il fumetto 
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