Appunti su I Grandi Classici #27

15.04.2018

La difficoltà nella realizzazione di una testata contenitrice sta nel riuscire a creare una selezione in grado di presentare buone storie, che sappiano attirare sia il "novellino" sia il lettore scafato. Nel caso de "I Grandi Classici" la difficoltà è ancora maggiore, in quanto è necessario anche presentare storie maggiormente rare, che siano comunque godibili da chi è collezionista e da chi non lo è. Purtroppo, nel cambiamento attuato dalla Panini nei confronti della testata, quest'ultima caratteristica si è persa, e a volte è stata inficiata pure la qualità di queste ultimo. Perciò abbiamo deciso di analizzare per ogni numero solo le storie migliori o quelle più rare e degne di note.

Paperino e gli ospiti inattesi (Chendi-De Vita) - Chendi dimostra di essere un vero Maestro della commedia dei paperi, sapendo gestire bene diversi tipi di trama, comprese anche quelle più assurde. L'idea di base dello sceneggiatore rapallese (d'adozione) è qualcosa di incredibile e geniale allo stesso tempo; la trasfigurazione umanizzata di malattie e problemi fisici che vessano il povero Donald è splendidamente rappresentata, anche dal punto di vista dei dialoghi e della sceneggiatura; complice, sicuramente, l'apporto grafico di Massimo De Vita, che forse proprio negli anni '80 raggiunge il suo apice artistico. Nonostante ciò, per coerenza, è comunque giusto notare come la parte centrale della storia, lo svolgimento, non sia originalissimo, e l'assistere in successione alle varie sciagure che accadono a Paperino può portare a noia, soprattutto per mancanza della già citata originale. La risoluzione, in parte, si distacca dal resto dei fatti narrati, brillando maggiormente. In generale, comunque, la storia rimane davvero piacevole da leggere, dimostrando una volta di più la bravura di Carlo nel tessere trame e trattare i suoi attori.


Zio Paperone e le lenti specializzate (Cimino-Cavazzano) - E' abbastanza sorprendente trovare una storia relativamente recente, datata 1973, nella sezione Superstar, principalmente dedicata a storie pubblicate tra gli anni '40 e i primi anni '60 e maggiormente irristampate. Le motivazione di tale azione, probabilmente, è da ricercarsi nella sua pubblicazione sull'Almanacco Topolino e sul layout disposto in una gabbia da quattro righe per due vignette l'una. E' triste, comunque, notare come nonostante la grande presenza di storie rare ancora non ristampate nell'infornata Superstar della precedente serie, queste ultime vengano bellamente ignorate a favore di storie come questa (molto bella, senz'altro), che di ristampe ne hanno avute e che sono nettamente più recenti. Tralasciando questi particolari, però, va comunque detto che la storia di Cimino, seppur non considerata fra le migliori della sua carriera, è davvero godibile, e interessante anche per un altro motivo: ogni personaggio è infatti usato in maniera perfetta. Non si tratta di un fatto così scontato; spesso, al giorno d'oggi, abbiamo autori che sbagliano a scegliere i personaggi per una data storia. Bene, questo non avviene con le storie di Rodolfo, compresa questa: tutti i characters, da Paperone ai Bassotti, da Nonna Papera agli scienziati di Scrooge sono usati perfettamente nel ruolo che gli si conface, senza che alcun ingranaggio si inceppi, portando felicemente a termine una trama originale e ben sviluppata. Per quanto riguarda i disegni, abbiamo un giovane Cavazzano ormai vicino ad entrare nel periodo "techno" che caratterizzerà la seconda metà degli anni '70. Il Maestro sta lentamente affinando il proprio tratto staccandosi progressivamente dal suo mentore, Romano Scarpa, e inizia a prepararsi per diventare quello che poi sarà uno degli autori Disney più influenti di sempre. Una storia bella, ma che lascia comunque un retrogusto amarognolo.


Il resto del numero non offre grandi spunti; le storie presentate nella sezione Superstar non sono molto rare e l'ultima ristampa della maggior parte risale a poco più di un decennio fa e nemmeno Barks, presente con la breve Paperino e il toro daltonico, riesce a risollevare i volume. Da segnalare Sgrizzo cronista di spettacolo (Boschi-Ferraris), in cui lo storico esperto di fumetto realizza una storia dove l'altro folle cugino di Paperino è caratterizzato splendidamente, esattamente come era stato inteso da Romano Scarpa al momento della sua creazione. Boschi evita di cadere nel ripetitivo e di rendere Sgrizzo una mera copia di Paperoga e riesce anche a creare gag davvero simpatiche, in grado di strappare più di un semplice sorriso. Lodevole anche il ripescaggio di Gedeone De' Paperoni, altro character inventato da Romano Scarpa e che ritroviamo anche in un'altra storia del volume, Paperino cronista del giorno dopo (Pavese-Perego).


Infine una piccola nota negativa riguardante una serie che I Grandi Classici sta ristampando, la western-serie di Guido Martina realizzata fra gli anni '70 e '80, C'era una volta il West, di cui viene presentato l'ultimo episodio, Paperino e la linea della fortuna, disegnata da Romano Scarpa. La storia è bella, ma il problema è ben altro: la speranza iniziale era infatti quella di vedere pubblicata la serie in ordine di uscita degli episodi, al ritmo di una storia al mese. Tuttavia, dopo la pubblicazione delle prime storie, salta direttamente all'ultima, senza considerare le nove storie in mezzo, che speriamo, comunque, verranno almeno pubblicate in seguito nei prossimi numeri.


Nel complesso un numero discreto, che però ha il problema di adagiarsi troppo su questo stato che negli ultimi tempi caratterizzano la testata. Non possiamo far altro che sperare in un risollevamento che consista nella già citata unione fra storie rare e di qualità.


Alberto Brenna

Alberto Brenna- Quelli che amano il fumetto 
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