Appunti su Topolino e... Le cronache del regno dei due laghi

14.03.2018

Faraci, principalmente, sa fare due cose: noir e fumetto umoristico. E' bravo anche in altro, ma questi due generi sono le punte di diamante della sua produzione. Nel primo genere abbiamo capolavori come Anderville, le storie di Manetta e Rock Sassi e diverse altre. Dall'altra parte diverse storie brevi, la produzione per Ridi Topolino!, le storie di Manetta e Rock Sassi (sì, fanno parte di entrambi i generi) e... Cronache del regno dei due laghi. Una saga di stampo fantasy, particolarità nella produzione faraciana. Ma non il fantasy classico, un fantasy come lo vede Tito. Fantasy che fa ridere. E non potrebbe essere altrimenti, per una storia che viene affidata alle matite di Silvia Ziche. Un nome, un programma. 


E così Cronache del regno dei due laghi si rivela essere una gustosa interpretazione di Tito del fantasy, nel quale abbiamo Topolino nei panni di un re che non vuole più fare il re, Manetta suo consigliere, Pippo comandante dell'esercito, un Gamba dubbioso a capo dei barbari invasori e così via. Un gioiellino per i tempi comici espressi, supportati egregiamente dalla Ziche. Il finale dell'ultima puntata, poi, credo sia una delle cose più geniali nel fumetto Disney da anni a questa parte. Applausi a scena aperta.


Abbiamo poi un gruppetto di brevi, Pesca grossa, La voce del popolo, Visite dal selvaggio Ovest, molto simpatiche e sopra la media delle classiche riempitive di Topolino, ma che non raggiungono la perfezione comica della prima storia. Si stacca da questo gruppetto Sperduti!, che si rivela essere una storia con ritmi più elevati delle tre brevi precedenti, complici anche le sei pagine in più. Si arriva quindi a Un sortilegio in sorte, storia divisa in quattro parti e che finalmente riporta la serie, in maniera definitiva, ai livelli di comicità della prima. Vedere i due Topolini cambiare i propri mondi e, dopo un'iniziale appagamento, capire che "nessun posto è come casa tua", se fatto da Faraci, non ha alcun prezzo. Bellissimo poi l'apparizione di Tito e l'omaggio ad una delle passione di Faraci, i nani di gesso. Ziche più ispirata che mai.

Nel complesso un volume che secondo me dovrebbero avere tutti, sia i fan di Tito, sia i grandi appassionati di comicità e anche quelli un po' meno. Una saga che prende clamorosamente in giro il fantasy e che far ridere, ma tanto. E poi la Ziche aiuta moltissimo, nulla da dire. Promosso, e, nel caso dell'uscita di nuove storie, si spera in un numero due.


Alberto Brenna

Alberto Brenna- Quelli che amano il fumetto 
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