Polvere pruriginosa, criminali e un'agente dell'F.B.I.

02.04.2018

Un problema molto attuale, sulle pagine del Topo, è quello che riguarda la comicità. Spesso, me compreso, ci ritroviamo a fare considerazioni su quanto il livello dello "sganasciometro" (cit.) si sia abbassato notevolmente, con storie che dovrebbero avere l'obbiettivo di far ridere ma che, a volte, non riescono nemmeno a strappare un sorriso. Questa tipologia di storie viene spesso definita "riempitiva" o "breve", vale a dire quelle storie che solitamente si trovano a metà albo e che non sono più lunghe di 20 pagine. Il leit-motiv di queste "riempitive" è quello, principalmente, di far ridere il lettore; se in questo campo abbiamo avuto maestri dello spessore di Carl Barks, famosissimo per le sue ten-pages con protagonista Paperina, e ancora oggi abbiamo autori come Enrico Faccini che si cimentano con queste storie con ottimi risultati, purtroppo troppo spesso vengono affidate ad autori meno importanti, con risultati mediocri. Nonostante ciò, soprattutto nel passato, diversi autori importanti si erano cimentati nella realizzazione di storie brevi, con risultati comicamente alti (vale la pena di ricordare le brevi di Chendi). Non devono, però, per forza essere le brevi a far ridere. Esistono anche storie lunghe basate interamente su gag, e che spesso si rivelano dei veri e propri gioiellini.


Un esempio lampante, in questo caso, è "Paperino agente dell'F.B.I.", scritta e disegnata dall'immenso (e inusitato) Romano Scarpa. Pensando alla produzione scarpiana non possono venirci in mente storie avventurose (la leggenda dello scozzese volante, la Dimensione Delta, l'uomo di Ula-Ula) e gialli che hanno segnato la storia del fumetto (la collana Chirikawa, l'unghia di Kalì). Sicuramente questa storia non rientra in nessuna delle due categorie. Si tratta infatti di una commedia urbana, dalle esilaranti gag che rendono la storia qualcosa di unico. Prima di tutto la trama: Paperino viene assunto come agente dell'E.B.L. (Esattori Bollette della Luce) ma, per un caso, crede di essere stato assunto dall'F.B.I. Incredibilmente, il papero non sembra conoscere la Federal Bureau of Investigation, motivo per cui annuncia tutto trionfante ai nipotini il suo nuovo lavoro. Questo darà origine a una serie di equivoci che porteranno la storia su un livello comico altissimo, con gag e battute assolutamente incredibili. Non si può non ridere di Paperino che si reca da due criminali per farsi pagare, con la polizia che lo avverte di stare attento, e lui che, tutto fiero, dichiara di essere un agente dell'F.B.I. Signori, siamo in presenza di comicità di alto livello.


Scarpa ci mostra in una trentina di tavole la sua visione di Paperino, che verrà poi ripresa in "Zio Paperone e la gara da 100 dollari". Paperino non viene dipinto come il classico sfortunato, pigro e nullafacente, no: è semplicemente un bambinone un po' ignorante, e l'equivoco di base su cui si basa la storia è lì a dimostrarlo; è bambinone perché è entusiasta come un bambino, basti vedere come si applica nel suo nuovo lavoro, senza assolutamente mollare. Su questo suo entusiasmo Scarpa costruisce tutte le gag della storia, compresa quella dell'inseguimento finale, polvere pruriginosa compresa. Le ultime pagine, poi, sono da antologia della risata: il capo dell'F.B.I. che si reca da Paperino per reclutarlo fra i suoi agenti, con il papero che, distrutto dopo l'inseguimento, lo caccia via in malo modo, dando le sue dimissioni. Da applausi.


Un vero esempio per tutti gli sceneggiatori, questa perla dai tempi comici perfetti è un vero capolavoro sottovalutato, attualissimo ancora oggi e in grado di far saltare la mascella anche adesso. Una storia in grado di dimostrare che, per i grandi maestri come Scarpa, non esistono solo le avventure epiche, no. Esistono anche queste piccole ma bellissime commedie. Come questa. 

Alberto Brenna

Alberto Brenna- Quelli che amano il fumetto 
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